DA ROMA ALLA TERZA ROMA
XXXVI SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI
STORICI
Campidoglio, 21-22 aprile 2016
Università di Sarajevo Est
Bosnia-Erzegovina, Repubblica
Serba
LA “GRANDE MIGRAZIONE DEI
SERBI” (1690) NEL SACRO ROMANO IMPERO E LE IDEE GIURIDICHE*
SOMMARIO: 1. Contesto storico. – 2. I privilegi serbi e l’idea dell’Impero. – 3. L’“illirismo”serbo. I Serbi come la Gens (Natio) Illyrica. – 4. Conclusione. – Riferimenti bibliografici.
La cosiddetta “Grande migrazione dei Serbi del
1690” avvenne a seguito della Grande guerra turca, detta anche Guerra
viennese. Dopo la sconfitta ottomana nella battaglia di Vienna nel 1683, le
truppe del generale italo-austriaco Giovanni Norberto Piccolomini liberarono
temporaneamente la Serbia dagli Ottomani nel 1688-1689. Fino ad allora i Serbi
erano stati generalmente sudditi leali dell’Impero Ottomano. Però,
dato che in quel momento sembrava che gli Ottomani avrebbero perso la guerra e
che sarebbero stati scacciati dall’Europa, i Serbi cambiarono fronte e
molti di loro si unirono all’esercito del Sacro Romano Impero. Ma
così giocarono una carta sbagliata. L’intervento dei Francesi, che
attaccarono il Sacro Romano Impero per salvare i loro alleati turchi,
cambiò il corso della guerra. Nel 1689-1690 l’esercito ottomano
sconfisse le truppe della Lega santa e riconquistò la Serbia. Per paura
della vendetta turca molti Serbi cominciarono a ritirarsi verso nord assieme ai
soldati austriaci.
Nel tentare di salvare la situazione, l’Imperatore
Leopoldo I emanò il 6 aprile del 1690 un proclama, noto come Litterae invitatoriae, con cui egli invitava
i popoli dei Balcani ad aiutare il suo esercito nei combattimenti. In cambio
egli prometteva certi privilegi. Il parlamento serbo voleva che il popolo fosse
evacuato in territorio asburgico, ma prima di ciò chiese
all’Imperatore la garanzia, non presente nella lettera invitatoria, che la Chiesa Ortodossa
Serba avrebbe avuto privilegi simili a quelli di cui godeva nell’Impero
Ottomano. L’Imperatore accettò queste richieste in una lettera
destinata al patriarca serbo Arsenije III Čarnojević, il 21 agosto
del 1690. Avendo ricevuto questa lettera, i Serbi cominciarono
l’evacuazione. Fino al 6 ottobre 1690 in Ungheria entrarono 37-40 mila
famiglie, cioè qualche centinaio di migliaia di persone, che
colonizzarono principalmente l’Ungheria meridionale, una regione oggi
chiamata Vojvodina, che attualmente fa parte della Repubblica di Serbia, dove i
loro discendenti vivono ancora oggi.
Si tratta di uno degli avvenimenti cardinali della storia
serba, che è rimasto nella memoria come uno dei più grandi traumi
collettivi del popolo serbo e che ha lasciato conseguenze profonde sulla
situazione geopolitica dei Balcani.
La prima conseguenza fu il consolidamento del controllo
asburgico in Ungheria. I Serbi, organizzati nel sistema della cosiddetta
frontiera militare, ebbero un ruolo importante nel combattere sia tentativi
degli Ottomani di riconquista, sia le ribellioni dei nazionalisti Magiari.
La seconda fu che i Serbi cessarono di essere la
maggioranza degli abitanti nella regione del Kosovo, che una volta era stata il
centro dello Stato medievale serbo, a svantaggio dei Magiari, e divennero la
maggioranza in Vojvodina.
La terza fu che, dopo una lunga dipendenza
dall’influenza culturale e politica bizantina e ottomana, spostandosi
gran parte del popolo serbo nel Sacro Romano Impero, esso entrò per la
prima volta nell’orbita della civiltà dell’Europa
occidentale.
La quarta conseguenza fu che gli Ottomani non perdonarono
mai il tradimento dei Serbi e le condizioni in cui vivevano coloro che erano
rimasti sotto il loro governo divennero peggiori. Ciò a sua volta
contribuì alla nascita del movimento per la liberazione nazionale e alla
creazione dello Stato serbo odierno.
Per quanto riguarda la comunità serba nel Sacro
Romano Impero, la base del suo status
giuridico fu il diploma del 21 agosto del 1690. Però i suoi privilegi
furono più precisamente regolati con ulteriori decreti imperiali sia
dell’Imperatore Leopoldo I, sia dei suoi successori, gli Imperatori
Giuseppe I e Carlo VI e l’Imperatrice Maria Teresa. Durante il governo di
Maria Teresa, nel 1779, fu redatta la codificazione dei privilegi serbi, che
rimase in vigore fino al 1868.
I privilegi concessi ai Serbi permettevano la formazione
di assemblee, in cui si potevano discutere questioni politiche; alcune regioni
serbe godevano anche di autonomia territoriale. I privilegi consistevano,
principalmente, in una autonomia religiosa e culturale, che impediva
l’assimilazione alla cultura magiara e il proselitismo cattolico. Questi
privilegi furono, quindi, una “spina nel cuore” che la
nobiltà ungherese e la Chiesa Cattolica tentarono sempre di rimuovere.
Già all’epoca di Leopoldo I fu creato un
ufficio imperiale per gli affari serbi. Questo ufficio fu più volte
riorganizzato: esso era noto, all’inizio, come Commissione Illirica e, a partire dal 1747, come Alta Deputazione (Hofdeputation) per
l’Illiria. Il ruolo di questo ufficio per la difesa dei privilegi
serbi e per il mantenimento della identità religiosa ed etnica serba in
Ungheria fu molto importante.
Ad esempio, in occasione della conferma
dell’elezione del nuovo metropolita serbo, nel 1748, l’Ufficio per
gli affari ungheresi ritenne che si trattasse di una questione regionale e
politica ungherese. Ma il capo dell’Ufficio Illirico, il conte Ferdinand
Kolovrat, insistette che tutte le decisioni riguardo i Serbi dovessero essere
prese senza la partecipazione dell’Ufficio Ungherese, dato che i Serbi
erano sotto la protezione imperiale. Inoltre, in occasione di un altro contrasto
causato dal comportamento dei vescovi cattolici nei confronti dei Serbi, nel
1753, mentre i vescovi ritenevano che il loro comportamento non fosse contrario
alle leggi dell’Ungheria, il presidente della Deputazione Illirica, il
conte von Köenigsegg-Erbs, osservò che esso era contrario ai
privilegi serbi, che, in quanto atti imperiali, avevano valore universale non
soltanto in Ungheria e, in quanto leggi straordinarie o privilegi, avevano
valore superiore a quello delle leges
ordinariae. Maria Teresa risolse tutte le citate questioni in favore dei
Serbi.
Sulla base delle osservazioni delle due parti, possiamo
concludere che l’argomento principale del “gruppo di
pressione” ungherese alla corte imperiale di Vienna fu il fatto che i
Serbi vivevano nelle terre della Corona di Santo Stefano e che il monarca
asburgico governava in Ungheria come re di questo Paese. Quindi i privilegi
serbi valevano soltanto quando non erano contrari alle leggi
dell’Ungheria. Il “partito” serbo, invece, metteva in luce il
fatto che l’Impero Romano fosse un Impero universale, sovranazionale, e
che l’Imperatore romano fosse il capo di tutto l’universo
cristiano. Il potere dell’Imperatore non poteva essere limitato
territorialmente e l’Imperatore non era obbligato a rispettare le leggi
vigenti (princeps legibus solutus est).
I privilegi da lui concessi, quindi, valevano ovunque, anche quando non erano
conformi alle leggi di un Paese.
Perché non si pensi che gli Asburgo semplicemente
usassero i Serbi come un mezzo per indebolire il parlamento ungherese, dobbiamo
sottolineare che non tutte le controversie erano risolte a favore dei Serbi.
Gli Imperatori rifiutarono ripetutamente i tentativi dei Serbi di ampliare i
loro privilegi per mezzo dell’interpretazione estensiva e dell’analogia,
e insistevano su una interpretazione stretta e letterale dei privilegi. Questo
modo di interpretare i privilegi era conforme ai noti principi del diritto
romano di non ampliare i privilegi, il ius
singulare, per mezzo dell’interpretazione (D.1.3.12; D.1.3.14; D.
1.3.16). Quindi l’ideologia politica e giuridica romana era accettata
abbastanza coerentemente.
È importante sottolineare che sia Leopoldo I, sia
i suoi successori, nei diplomi con cui venivano garantiti i privilegi serbi,
usavano sempre il titolo di Imperatore, solitamente nella forma Divina Clementia Electus Romanorum
Imperator, semper Augustus. Il sovrano asburgico si rivolgeva ai Serbi
principalmente come un Imperatore romano. Quindi non è strano che anche
i pensatori serbi contemporanei abbracciassero l’idea romana del potere
universale e sovranazionale dell’Imperatore romano. In alcune delle prime
opere filosofiche scritte in lingua serba, troviamo l’idea della divina
provenienza e del carattere religioso sia del potere del sovrano, sia delle sue
leggi, e dell’obbligo dei soggetti di rispettare il potere universale
dell’Imperatore. Queste idee furono recepite sia dalla ideologia
medievale bizantina attraverso gli scritti ecclesiastici della Chiesa Ortodossa
Serba, sia dalla filosofia contemporanea di un dispotismo illuminato. Un buon
esempio di questo filone di pensiero potrebbe essere un’opera intitolata Etica o filosofia della dottrina naturale di
Pavle Julinac, una delle prime opere filosofiche moderne scritte in lingua
serba, del 1774. Lo stesso autore scrisse anche una storia del popolo serbo, in
cui il posto d’onore spettava all’Imperatore Leopoldo I, celebrato
come il liberatore della Serbia e definito Cesare Romano.
Ci sembra importante sottolineare ancora un fatto. Come
termine per indicare i Serbi nei diplomi imperiali si usava anche la parola Illyri. Questo antico popolo abitava
principalmente nella regione più o meno corrispondente alla
ex-Jugoslavia, che i Romani antichi chiamavano Illyricum. La lettera invitatoria
del 1690, con cui l’Imperatore Leopoldo I chiamava i popoli dei Balcani
ad aiutare il suo esercito nella lotta contro gli Ottomani, fu destinata, oltre
che al popolo della Bulgaria, della Serbia e dell’Albania, anche al
popolo della Macedonia, della Mesia e dell’Illiria. Dunque venivano usate
sia le denominazioni geografiche contemporanee, sia quelle delle province
dell’Impero Romano. Gli Asburgo potevano basare le proprie pretese sulla
Serbia anche sul fatto che fra le terre della corona di Santo Stefano,
cioè dell’Ungheria, vi fosse il regno titolare della Serbia.
Però, l’Imperatore preferiva avanzare pretese sul territorio dei
Balcani in qualità di erede degli antichi Imperatori romani. Nei diplomi
di Giuseppe I, a partire dal 1706, si dice esplicitamente che il termine gens (natio) Illyrica era un sinonimo
del termine “Serbi”. All’epoca di Maria Teresa, il nome
“Illiri” fu spesso usato come unica denominazione ufficiale per la
nazione serba, ad esempio, nel nome della sopramenzionata Deputazione per
l’Illirico, oppure nel titolo della codificazione dei privilegi serbi del
1779 – Rescriptum Declaratorium
Illyricae Nationis.
L’idea dei Serbi e degli altri Slavi del Sud come
discendenti delle antiche tribù illiriche potrebbe derivare proprio
dagli ideologi serbi, o più concretamente da Đorđe
Branković, un nobile serbo di Transilvania. Nel 1688, proprio quando le
truppe asburgiche stavano per entrare in Serbia, Branković presentò
all’Imperatore Leopoldo un progetto assurdo per la creazione di un
“Regno Illirico” che avrebbe compreso gran parte dei Balcani, con
lo stesso Branković a capo. In cambio del supporto dei Serbi nella lotta
contro gli Ottomani, che Branković prometteva di assicurare, egli stesso
chiedeva il titolo di Principe del Sacro Romano Impero (princeps imperii o Reichsfürscht),
cioè lo status di vassallo immediato dell’Imperatore.
Incredibilmente, l’Imperatore Leopoldo mostrò un certo interesse e
concesse a Branković il titolo di Conte Imperiale (Reichsgraf). Però, poco dopo divenne manifesto che, sia
l’affermazione di Branković di essere in grado di dar vita a una
rivolta generale nei Balcani, sia la genealogia in base alla quale egli diceva
di discendere dai sovrani medievali serbi, erano false. L’impostore fu
messo sotto sorveglianza della polizia per il resto dei suoi giorni.
Comunque questo personaggio controverso rimane importante
nella storia serba, dal momento che alcuni lo considerano il primo storico
moderno serbo. Oltre alla storia romena, quando era agli arresti, egli scrisse
anche opere sulla storia serba. La sua idea dell’“illirismo”,
cioè della discendenza dei Serbi dall’antico popolo degli Illiri
e, tramite questi, dall’Impero Romano, ebbe un ruolo importante durante
tutto il diciottesimo secolo e influenzò il movimento jugoslavo
nell’Ottocento, inizialmente chiamato “movimento illirico”.
Possiamo concludere che l’idea romana
dell’Impero come sistema universale e sovranazionale fu la base per i privilegi
dei Serbi nel Sacro Romano Impero. Questa idea permise all’Imperatore di
garantire l’autonomia religiosa e culturale e, in linea di massima,
nonostante l’opposizione del parlamento del regno dell’Ungheria e
ripetuti tentativi di magiarizzazione, la sopravvivenza della nazione serba e
della religione ortodossa nella regione della Vojvodina fino a oggi.
1. – S. Gavrilovič, Srbi u Ugarskoj i
Slavoniji od Karlovačkom mira do austro-turskog rata 1716-1718 [Serbi in Ungheria e in Slavonia dalla Pace
di Karlowitz alla Guerra austro-turca del 1716-1718], in Istorija srpskog naroda IV
– 1 [Storia del popolo Serbo IV -1], Belgrado 1986, 55 ss.;
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do osnivanja Potisko-pomoriške granice (1703) [Storia dei Serbi nella Vojvodina dai tempi più
antichi fino alla fondazione della Frontiera Tibisco-Mureş (1703)], Novi Sad 1929; P. Dušan, Srbi u Vojvodini I-III
[Serbi nella Vojvodina I-III], Novi Sad 1959; A. Forišković, Politički, pravni i društveni odnosi kod Srba u
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dei Serbi nella Monarchia degli Asburgo], in Istorija srpskog naroda [Storia
del popolo Serbo], cit. 233 ss.;
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u Krušedolu (1709) [La
Vojvodina dalla Grande migrazione (1690) al Parlamento di Krušedol (1709)], in Vojvodina, II, Novi Sad 1939, 1
ss.; J. Radonić
– M. Kostić, Srpske
privilegije od 1690 do 1792 [Privilegi serbi dal 1690 al 1792], Belgrado 1954; LJ. Krkljuš, Istorija
političkih i pravnih institucija Vojvodine [Storia delle istituzioni
politiche e giuridiche della Vojvodina], Novi Sad 2004, 15 ss.; D. Davidov,
Srpske privilegije carskog doma
Habzburškog [I privilegi serbi della Casa Imperiale degli Asburgo],
Novi Sad 1994; H. Schwicker, Politische Geschichte der Serben in Ungarn,
Padenborn 2015, Nachdruck des Originals von 1880.
2.
–
V. Rajko, Narodnocrkvena i privilegijska pitanja Srba
u Habzburškoj Monarhiji 1699-1716 godine [Le questioni etnico-religiose e i privilegi dei Serbi
nella Monarchia Asburgica 1699-1716], in Istorija srpskog naroda [Storia del popolo Serbo], cit. 39 ss.; D. Kirilović, Srpski
narodni sabori I-II [Le assemblee popolari serbe I-II], Novi Sad 1937-1938; I. Nikolić, Vojvodstvo
Srba austrijski [Il Ducato dei Serbi Austriaci], Vienna 1949; LJ. Krkljuš, Istorija
političkih i pravnih institucija [Storia delle istituzioni politiche e giuridiche], cit. 24 ss.; M. Petrak – K. Milković-Šarić, “Wie in Unseren Erblaendern“ –
Krajiška prava (1754) u kontekstu centralizacije i modernizacije u Vojnoj
krajini [ „Wie in unseren Erblaendern“ – I Diritti della
Frontiera (1754) nel contesto della centralizzazione e della modernizzazione
nella Frontiera militare], in Hrvati i
Srbi u Habzburškoj Monarhiji u 18. stoljeću: interkulturni aspekti
„prosvijećene“ modernizacije [Croati e Serbi nella
Monarchia Asburgica nel 18 secolo: gli aspetti interculturali di una
modernizzazione „illuminata“ ], Zagabria 2014, 45 ss.; J. Savković, Pregled postanka,
razvitka i razvojačenja Vojne Granice (od XVI veka do 1873 godine) [Una panoramica
della creazione, sviluppo e de-militarizzazione della Frontiera Militare (dal
XVI secolo all’anno 1879)],
Novi Sad 1964; P. Julinac, Itika, jeropolitika ili filozofija naravoučitelna [Etica, politica o filosofia della
dottrina naturale], Vienna 1774; P.
Stojšić, Dolžnosti čelovjeka iz raznih inostranih
izdanij sobranija i vo jedno tjelo sastavlenija za slaveno-serbski svjet [Gli obblighi dell’uomo, raccolta da
varie edizioni straniere e redatta in un corpo per il mondo slavo-serbo], Buda
1816; Anonimo, Kniga o
dolžnosti poddanikov k niovu monarhu [Libro sui doveri dei sudditi rispetto al loro sovrano],
Buda 1805; E. Lazarović, Moralnaja
filozofija [Filosofia morale], Buda 1807; P. Julinac, Kratkoe vvedenie v istorio
proishoždenia slaveno-serbskago naroda [Breve introduzione alla storia della origine del popolo
slavo-serbo], Venezia 1765.
3.
– J. Radonić, Grof Đorđe Branković
i njegovo vreme [Il Conte Đorđe Branković e il suo tempo], Belgrado
1911; M.
Čuljak, Srpski grofovi
Brankovići [I conti serbi Branković], in Zbornik Matice srpske za istoriju [Rivista della Matica serba per la storia] 57 (1998) 7 ss.; Đ. Branković, Hronika Slovena Ilirika Gornje Mezije i
Donje Mezije [Cronaca degli Slavi Illirici della Mesia Superiore e della
Mesia Inferiore], Novi Sad
1994.
[Un
evento culturale, in quanto ampiamente pubblicizzato in precedenza, rende
impossibile qualsiasi valutazione veramente anonima dei contributi ivi
presentati. Per questa ragione, gli scritti di questa parte della sezione
“Memorie” sono stati valutati “in chiaro” dal Comitato
promotore del XXXVI Seminario internazionale di studi storici “Da Roma
alla Terza Roma” (organizzato dall’Unità
di ricerca ‘Giorgio La Pira’ del CNR e dall’Istituto
di Storia Russa dell’Accademia
delle Scienze di Russia, con la collaborazione della ‘Sapienza’ Università di Roma, sul tema:
MIGRAZIONI, IMPERO E CITTÀ DA ROMA A COSTANTINOPOLI A MOSCA) e dalla
direzione di Diritto @
Storia].